Export alimentare i dubbi sulla Sovranità alimentare

By Redazione

La sovranità alimentare è una delle grandi ‘novità’ inserite dal legislatore nazionale. Ci sono molti dubbi su questo principio però.

Primo su tutti se siano percorribili strade che ci portano al prima il prodotto italiano, quando la maggioranza delle aziende vivono sull’export.

Questo principio non dovrebbe implicare politiche protezionistiche, ma valorizzare le filiere nazionali che prosperano grazie all’export.

Con il giusto mix che ci contraddistingue fatto di propaganda ed incompetenza però si rischia di farsi male da soli, visto che il mercato interno è per lo più in mano alle catene della grande distribuzione organizzata che sarebbe stato bene normare, prima di pensare a mettere bandierine ogni dove.

In questo articolo, vedremo che cosa significhi questo principio, analizzeremo i requisiti che un’organizzazione deve rispettare per avere successo nei mercati internazionali, he no, non basta la bandierina italiana, partendo dai requisiti obbligatori e passando ai volontari per la certificazione alimentare.

Che cosa è la sovranità alimentare?

La sovranità alimentare è il principio che sancisce il diritto di ogni popolo di decidere e controllare le proprie politiche agricole e alimentari. Questo include la capacità di produrre cibo in modo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e in linea con le tradizioni e le culture locali. 

In altre parole, la sovranità alimentare riguarda l’autonomia delle comunità e delle nazioni nel garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale dei loro cittadini, senza dipendere eccessivamente dalle importazioni o dall’ingerenza di entità esterne.

La sovranità alimentare emerse come concetto nel 1996, durante il World Food Summit tenutosi a Roma, grazie al movimento internazionale La Via Campesina

La Via Campesina, che rappresenta milioni di contadini, pescatori e popolazioni indigene di tutto il mondo, introdusse l’idea della sovranità alimentare come alternativa alle politiche di liberalizzazione del commercio e all’agricoltura industriale promosse dalle istituzioni internazionali. 

Da allora, la sovranità alimentare è diventata un principio guida per molte organizzazioni della società civile e per alcuni governi, che cercano di promuovere l’agricoltura sostenibile, il diritto al cibo e la giustizia sociale nel settore agroalimentare.

A quanto ammonta il fatturato dell’export italiano?

Il fatturato dell’export della filiera agroalimentare italiana si aggira intorno ai 40 miliardi di euro annui. L’unione delle GDO presenti sul nostro paese arriva all’incirca a 25 miliardi di euro l’anno. Questo potrebbe già far capire perché i produttori del nostro paese preferiscono l’estero!

Di seguito l’elenco con quelle considerate come le 20 eccellenze italiane amate in tutto il mondo:

  • Pizza: piatto iconico italiano, la pizza napoletana è famosa per la sua crosta sottile e gli ingredienti freschi come pomodoro, mozzarella e basilico.
  • Pasta: con una vasta gamma di formati e sughi regionali, la pasta è uno dei principali simboli della cucina italiana.
  • Gelato: dolce cremoso e rinfrescante, il gelato italiano è amato per i suoi sapori naturali e la sua consistenza morbida.
  • Mozzarella di bufala: formaggio fresco e cremoso prodotto con latte di bufala, tipico della regione Campania.
  • Parmigiano-Reggiano: formaggio stagionato di origine emiliano-romagnola, noto per il suo sapore intenso e la sua consistenza granulosa.
  • Prosciutto di Parma: prosciutto crudo stagionato, originario della regione Emilia-Romagna, famoso per il suo sapore dolce e delicato.
  • Balsamico di Modena: aceto invecchiato, caratterizzato da un sapore dolce e agrodolce, tipico della città di Modena.
  • Olio extravergine di oliva: prodotto fondamentale della dieta mediterranea, l’olio italiano è apprezzato per il suo aroma fruttato e le sue proprietà benefiche.
  • Vino: l’Italia è uno dei maggiori produttori di vino al mondo, con una vasta gamma di vini pregiati come il Barolo, il Brunello di Montalcino e il Chianti.
  • Tiramisù: dessert a base di savoiardi, caffè, mascarpone e cacao, il tiramisù è uno dei dolci italiani più amati.
  • Espresso: il caffè espresso è un simbolo dell’arte di vivere italiana e viene gustato in tutto il mondo per il suo sapore intenso e corposo.
  • Pesto: salsa a base di basilico, pinoli, aglio, parmigiano e olio d’oliva, il pesto è originario della Liguria e rappresenta un classico della cucina italiana.
  • Risotto: piatto a base di riso, tipico della regione Lombardia, il risotto viene cotto lentamente con brodo e arricchito con ingredienti come funghi, zafferano o frutti di mare.
  • Panettone: dolce tipico del Natale, il panettone è originario di Milano e si caratterizza per la sua sofficità e i suoi ingredienti, come canditi e uvetta.
  • Limoncello: liquore dolce e profumato ottenuto dalla macerazione di scorze di limone, tipico della costiera amalfitana e dell’isola di Capri.
  • Cannoli siciliani: dolci fritti a forma di tubo, ripieni di crema di ricotta e spolverati di zucchero a velo, i cannoli sono originari della Sicilia.
  • Grappa: distillato di vinacce, la grappa è un liquore tipico italiano apprezzato per il suo sapore  forte e la sua versatilità nel consumo, sia come digestivo sia come ingrediente per cocktail.
  • Mortadella: insaccato cotto a base di carne di maiale finemente macinata, la mortadella è originaria di Bologna e viene spesso consumata in panini o come antipasto.
  • Focaccia: pane schiacciato tipico della Liguria, la focaccia è morbida all’interno e croccante all’esterno, spesso condita con olio d’oliva, sale e rosmarino.
  • Gorgonzola: formaggio erborinato, cremoso e dal sapore intenso, il gorgonzola è originario della Lombardia e viene spesso utilizzato in cucina per arricchire salse o piatti a base di riso e pasta.

Queste sono solo alcune delle molteplici eccellenze italiane che hanno conquistato il palato di persone in tutto il mondo, contribuendo a rendere la cucina italiana una delle più apprezzate e celebrate a livello internazionale.

Eccellenze italiane e frodi alimentari

Le eccellenze viste sopra sono molto richieste dai mercati globali, e dietro una grande richiesta si nasconde sempre qualche furbetto. 

La frode alimentare infatti, che spesso trova riscontro nei fenomeni di agromafia, è una vera piaga che mira a minare la fiducia del consumatore nei confronti dei nostri prodotti. Vediamo di cosa si tratta.

Le frodi alimentari rappresentano un fenomeno che coinvolge la manipolazione, l’alterazione o la falsificazione di prodotti alimentari al fine di trarre profitto economico. Queste pratiche possono includere l’uso di ingredienti di bassa qualità o non dichiarati, la sostituzione di un ingrediente con un altro meno costoso, la contraffazione di etichette o marchi di origine, e la falsa attribuzione di caratteristiche organolettiche o di provenienza. 

Le frodi alimentari possono avere conseguenze negative sulla sicurezza e sulla qualità dei prodotti, mettendo a rischio la salute dei consumatori e danneggiando l’integrità e la reputazione delle aziende oneste.

L’italian sounding è un fenomeno specifico legato alle frodi alimentari, che consiste nella creazione e nella commercializzazione di prodotti alimentari che evocano l’immagine, i suoni e i nomi tipici dell’Italia, pur non essendo effettivamente prodotti nel paese. 

Questa pratica si basa sull’appropriazione indebita dell’identità culturale e gastronomica italiana e mira a sfruttare la notorietà e la reputazione dei prodotti italiani autentici per ottenere un vantaggio competitivo e aumentare le vendite.

La lotta alle frodi alimentari e all’italian sounding è un obiettivo importante per le autorità e le aziende italiane, che si impegnano nella tutela dei prodotti autentici e nella promozione della qualità e dell’origine. 

Tra gli strumenti utilizzati per contrastare questi fenomeni vi sono le certificazioni di origine e qualità, le normative sulla tracciabilità e l’etichettatura, e la cooperazione internazionale per rafforzare i controlli e le sanzioni. 

Allo stesso tempo, i consumatori possono contribuire a combattere le frodi alimentari e l’italian sounding informandosi sulle caratteristiche e le origini dei prodotti e scegliendo di acquistare prodotti autentici e certificati.

Quali sono i requisiti della filiera italiana per esportare gli alimenti?

I requisiti che devono rispettare le organizzazioni che voglio promuovere l’export degli alimenti prodotti si suddividono in due grandi aree:

  • Obbligatori. A livello comunitario definiti dal pacchetto igiene che risponde ai regolamenti Reg CE 178, 852, 853;
  • Volontari. Requisiti di norme e standard di certificazione che si basano sui requisiti obbligatori, ma che ne richiedono un notevole approfondimento.

Il rispetto dei requisiti per la sicurezza, qualità e legalità alimentare è fondamentale per le aziende che producono, trasformano, trasportano, commercializzano e somministrano alimenti. Il primo tassello per costruire rapporti di fiducia con i grandi retail internazionali.

Oltre il rispetto dei requisiti obbligatori, le aziende che vogliono ‘globalizzarsi’ devono ottenere delle attestazioni volontarie. Le certificazioni alimentari infatti sono strumenti di adozione volontaria, divenuti un prerequisito per essere qualificati come fornitore alimentari su scala globale.

Le più importanti e riconosciuti a livello globale sono riconosciute a livello dal GFSI (Global Food Safety Initiative), e comprendono:

  • Standard BRCGS, nasce come fondamento dei requisiti di qualifica per la GDO di stampo anglosassone;
  • Standard IFS, molti in comune alla precedente ma in questo caso l’impegno profuso è quello della grande distribuzione franco tedesca;
  • Standard Global Gap, strumento che definisce i requisiti per i mercati GDO dei prodotti ortofrutticoli, mangimistici ed ittici;
  • Standard FSSC 22000, strumento che in questo caso nasce dall’unione di intenti dei grandi produttori globali. Unisce i requisiti della norma ISO 22000 che definisce i sistemi di gestione per la sicurezza alimentare e le norme tecniche della serie ISO/TS 22002 sui prerequisiti di base.

Questi standard hanno in comune l’adozione dei principi del miglioramento continuo secondo il ciclo PDCA, la valutazione dei rischi secondo il sistema HACCP, o HARPC, e la gestione della food fraud e della food defense. Inoltre, richiedono un’elevata competenza e cultura per la sicurezza alimentare da parte di tutti gli operatori.

Le certificazioni alimentari vengono rilasciate da un organismo terzo a seguito di un audit di verifica periodico. Tra queste, la certificazione BRCGS è particolarmente richiesta. Se desideri approfondire i requisiti e le procedure per ottenere questa certificazione, ti invitiamo a visitare il seguente link: www.sistemieconsulenze.it/certificazione-brc/ 

In conclusione la sovranità alimentare può essere un principio nobile, ma che crediamo che si addica poco al livello dei nostri prodotti. Del resto Maradona non si preoccupava degli allenamenti dei giovani ragazzini del Napoli. Visto che era in campione!

L’impegno quindi per i produttori, dovrò essere nell’aprirsi e proteggere loro stessi le loro produzioni e non attendersi aiuti che rischierebbero di provocare conseguenze direttamente contraie.